LIBERIAMOLI!


Solidarietà ai 7 pescatori tunisini in carcere ad Agrigento

Venerdì 7 settembre 2007 - ore 11,00


SIT-IN davanti alla Prefettura di Agrigento




Mercoledì 8 agosto 2007 stava per consumarsi l’ennesima tragedia in mare, se 44 migranti provenienti da Sudan, Eritrea, Etiopia, Marocco, Togo, Costa D’Avorio – potenziali richiedenti asilo - non fossero stati salvati da due motopescherecci tunisini, il Mohamed El Hedi e il Morthada.
I coraggiosi pescatori che dal naufragio hanno salvato la vita anche a due bambini, di cui uno disabile, e due donne in stato di gravidanza, sono stati arrestati, appena arrivati al porto di Lampedusa, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
In questi giorni presso il Tribunale di Agrigento si svolge il processo per direttissima che li vede imputati per avere compiuto un’azione umanitaria!
L’innocenza dei 7 pescatori tunisini è supportata dal valore economico dei due motopescherecci, dalle attività di pesca nelle quali erano impiegati, dalla loro iscrizione al compartimento marittimo di Monastir (Tunisia), dalle testimonianze dei migranti salvati, dal fatto che il salvataggio è avvenuto in piena trasparenza e buona fede, al punto che le autorità marittime tunisine ed italiane ne venivano tempestivamente informati.
Nessuna convenzione internazionale è stata violata dagli equipaggi tunisini, mentre non è affatto chiara la ricostruzione degli eventi proposta dalle autorità italiane.
La Convenzione internazionale di Montago Bay impone al comandante di una nave di prestare assistenza a chiunque si trovi in pericolo in mare, la Convenzione SOLAS stabilisce l’obbligo al comandante che, avendo ricevuto informazione circa la presenza di persone in pericolo in mare, a procedere con tutta rapidità alla loro assistenza, e la Convenzione SAR impone l’obbligo di prima assistenza e il dovere di sbarcare i naufraghi in un porto sicuro, senza distinzioni relative allo status delle persone o alle circostanze nelle quali avviene l’azione di salvataggio.
Secondo le Linee guida sul trattamento delle persone soccorse in mare adottato nel maggio 2004 dal Comitato marittimo per la sicurezza, il governo responsabile per la zona SAR nella quale sono stati recuperati i sopravvissuti è tenuto a fornire un luogo sicuro, ed il comandante dell’unità che ha operato il salvataggio può stabilire la destinazione sicura anche sulla base delle informazioni fornite dai naufraghi.
Al di là della vicenda giudiziaria, l’eco mediatico di quanto avvenuto sta già producendo centinaia di vittime a mare, poiché i motopescherecci che nelle acque del Mediterraneo si imbattono nei gommoni in avaria carichi di migranti si rifiutano di prestare soccorso a chi si trova davanti alla morte, per paura di subire la stessa sorte dei 7 pescatori tunisini.
Quanto accaduto in queste settimane nel Canale di Sicilia è conseguenza diretta della impostazione meramente repressiva con la quale la legge Bossi Fini ha modificato l’art. 12 del T.U. sull’immigrazione, con la successiva emanazione del Decreto interministeriale 14 luglio del 2003, che ha ulteriormente confuso le responsabilità di salvataggio nella zona cd. contigua ai limiti delle acque territoriali.

Martedì 7 settembre 2007 ore 11,00
SIT-IN davanti alla Prefettura di Agrigento

PER CHIEDERE:

L’IMMEDIATA SCARCERAZIONE DEI 7 PESCATORI TUNISINI che da oltre 20 giorni si trovano ingiustamente reclusi nel carcere di Agrigento

IL RISPETTO DELLE CONVENZIONI INTERNAZIONALI CHE REGOLANO IL SALVATAGGIO IN MARE DEI NAUFRAGHI

IL POTENZIAMENTO DEGLI INTERVENTI DI SOCCORSO dei migranti in fuga verso l’Europa ed il PIENO RICONOSCIMENTO DEL DIRITTO DI ASILO

L’ABOLIZIONE DELLA LEGGE BOSSI-FINI basata sulla violazione dei diritti umani e civili e causa della clandestinità ed irregolarità dei migranti e del correlato Decreto interministeriale 14 luglio 2003

LA CESSAZIONE IMMEDIATA DELLE MISSIONI FRONTEX strumento politico di repressione e morte per migliaia di migranti




Aderiscono:
Rete Antirazziata Siciliana, Asgi ( Associazione studi giuridici sull’immigrazione), Laboratorio Zeta - Palermo, Laici Comboniani Palermo, Fortesse Europe, Ass. La soglia, ASK 191, Collettivo SPARO, Missionari Comboniani Licata, Arci Sicilia, Collettivo 20 luglio,


Articolo tratto da: Laboratorio sociale occupato zeta - ZetaLab - Palermo - http://www.zetalab.org/
URL di riferimento: http://www.zetalab.org//index.php?mod=read&id=1188671451